Cengia del tetto giallo

Ovvero salita da est al M. Cornaget

Sono salito sul M. Cornaget, per la via comune, una volta sola, ma quella strada in discesa l’ho percorsa almeno una decina di volte, per essere salito dagli altri versanti. Se immaginiamo il M. Cornaget come una piramide che rivolge i quattro lati verso i punti cardinali, la via comune sale da nord (guida Alessandro Giordani con Ferrucci, Luzzato e Seppenhofer il 4 luglio 1891); da sud ci sale la bella via che percorre la cresta tra la Frata di Barbin e M. Cornaget aperta il 4 settembre 1971 da Fradeloni, Zanot e Segolin; da ovest per la Costa dei Madras e la cresta occidentale lo scrivente il 13 ottobre 2013; mancava la salita da oriente che ora c’è e che vado a documentare.

Cima Podestine tutto a sinistra con evidente la Forcella 2200 m.

La cresta est del M. Cornaget si snoda arcigna fin alla Forcella 2200 m subito ad ovest di Cima Podestine, forcella valicabile. Prossima alla vetta del M. Cornaget, la più alta delle elevazioni della cresta est (non evidenziata nella Tabacco, quotata 2290.8 m nella Carta Tecnica Regionale), non riceve mai visite, nonostante accedervi sia facile lasciando la via comune per il M. Cornaget a circa due terzi.

La prima idea che ho avuto per realizzare una salita da est era proprio il percorso di cresta partendo dalla Forcella 2200 m; un velleitario tentativo di qualche anno fa mi ha fatto comprendere che quella cresta non era alla mia portata; non dico che non si possa percorrere, a me manca il pezzetto centrale, tra le quote 2290.8 m e 2231.7 m, dove credo necessario assicurarsi (o forse qualcuno più bravo di me potrebbe passare anche in assetto escursionistico).

Abbandonata l’idea di cresta, ho rivolto la mia attenzione sul versante sud della cresta stessa dove è ben visibile una cengia che sembra aver inizio da un grande tetto giallo. La cengia era stata notata anche da Luca Basso che mi ha passato alcune sue foto che utilizzo qui per aiutare il lettore a comprendere gli arzigogoli.

...una cengia che sembra aver inizio da un grande tetto giallo (telefoto di Luca Basso)

La cengia sembrava terminare contro la parete gialla che il M. Cornaget mostra verso est e qui pareva esserci la possibilità di uscire verso l’alto sfruttando un canalino. La cosa ignota era come imboccare la cengia, dato che le foto e le mappe non aiutavano molto. In questi casi, lo so per esperienza, bisogna fare un passettino alla volta: andare a vedere, cercare di capire, tornare se si sbaglia o non si trova. Rare volte si trova subito e questa è stata una di quelle.

La cengia sembrava terminare contro la parete gialla che il M. Cornaget mostra verso est e qui pareva esserci la possibilità di uscire verso l’alto sfruttando un canalino (telefoto di Luca Basso).

L'attacco della cengia è ben nascosto, non la si prende se non ci si mette il naso sopra, ma una volta intrapresa conduce fino al cospetto della parete gialla del M. Cornaget. L’uscita in cresta è un canalino che Luca Basso aveva reputato, a ragione, il più probabile. Un unico passaggio impegnativo su un tratto strapiombante chiuso in alto da due blocchi gialli incastrati. Poi si esce in cresta e in meno di dieci minuti si è in vetta.

...conduce fino al cospetto della parete gialla del M. Cornaget...

L’uscita in cresta è un canalino che Luca Basso aveva reputato, a ragione, il più probabile.

Il primo tratto di cengia.

Si sale costantemente.

I mughi a centro immagine sono situati proprio all'inizio della cengia.

Tre immagini del grande tetto giallo.

La cengia è quella lista con verdi sulla parete di destra; sullo sfondo la Frata di Barbin.

Si cammina sicuri.

La prima strettoia del canalino di uscita: la parte nera è viscida e si deve arrampicare sulla destra.

Vista di Frata del Barbin da dentro il canalino.

Il tratto più ostico del canalino con due massi incastrati che producono un leggero strapiombo.

In cresta con il M. Cornaget a portata di mano.